"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

martedì 11 novembre 2014

E' irresponsabile indebolire la famiglia...

Riportiamo il passaggio sulla famiglia della prolusione del Card. Bagnasco alla 67esima Assemblea generale straordinaria della Cei in corso ad Assisi.

«Si è da poco concluso il Sinodo Straordinario che ha avuto come tema “Le sfide sulla famiglia nel contesto dell’Evangelizzazione”. (...) Da ogni dove è risuonata la bellezza e l’importanza irrinunciabile del Vangelo del Matrimonio e della Famiglia, patrimonio e cellula dell’umanità, costituita da un uomo e da una donna nel totale dono di sé; Chiesa domestica, grembo della vita, palestra di umanità e di fede, soggetto portante della vita sociale. Essa è sorgente di futuro. Per questo è irresponsabile indebolire la famiglia, creando nuove figure – seppure con distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria – per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano. L’amore non è solo sentimento – è risuonato nell’Aula sinodale – è decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma.
(...)
La nostra ammirazione e la nostra gratitudine vanno alla moltitudine di famiglie che – nella fedeltà dei giorni e degli anni – con la grazia del sacramento e la fatica quotidiana custodiscono e fanno crescere la loro “comunità di vita e d’amore”. Abbiamo sentito anche l’eco delle famiglie fragili e ferite: “La Chiesa, in quanto maestra sicura e madre premurosa, pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro vincolo nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino della fede”. Anche a loro, e alla prassi sacramentale dei divorziati e risposati, il Sinodo ha pensato con quella cura pastorale che vuole rispecchiare l’esempio di Cristo.
Concorde è risuonata la necessità di una educazione affettiva incisiva, come di una preparazione al matrimonio più adeguata che aiuti innanzitutto a riscoprire la fede: da tutte le parti del mondo è giunta una testimonianza di sostegno alle famiglie attraverso gruppi di preghiera e di scambio, di reti nazionali e internazionali che chiedono che la famiglia sia riconosciuta come interlocutore sociale autorevole. Interlocutore che nessuno deve scavalcare. Una società che ascolta seriamente la realtà familiare, tra l’altro, ha stabilità e futuro. Ovunque, le difficoltà economiche – a volte al limite della miseria – incidono, infatti, sulla tenuta del nucleo familiare. Anche per questo i Padri hanno richiamato con forza la necessità di ulteriori sforzi perché la piaga della povertà venga superata e sia stabilmente rimossa. 
(...)
Il Sinodo è stato così un’esperienza di comunione e di collegialità, nella rinnovata coscienza che “nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare nei vari contesti del ‘villaggio globale’, il desiderio di famiglia resta vivo, in specie tra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione profonda il ‘Vangelo della famiglia’ che le è stato affidato con la rivelazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo, ininterrottamente insegnato dai Padri e dai Maestri della spiritualità e dal Magistero della Chiesa”».

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