"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

domenica 29 settembre 2013

Si ricomincia ...

Carissimi, 
dopo la pausa estiva, eccoci pronti con le nostre famiglie a riprendere il cammino alla sequela di Gesù per radicarci più profondamente nella fede in Cristo Signore e impegnarci sempre più a testimoniare con la nostra vita le meraviglie del suo amore. 
Quest'anno inizia subito con un grande evento: la partecipazione al pellegrinaggio delle famiglie sulla tomba di San Pietro, in occasione dell'anno della fede, voluto da Benedetto XVI e confermato da Francesco. Molti di noi parteciperanno portando nel cuore e nelle preghiere coloro che non potranno venire. Sarà un importante momento di fraternità e condivisione, che creerà, come sempre, comunione e unità fra noi, ma soprattutto ci darà l'occasione per fare esperienza di Chiesa, della Chiesa una e universale che professiamo nel Credo. Condividere gli stessi, ristretti, spazi con centinaia di migliaia di famiglie che, pur con età, lingue, tradizioni, culture diverse, credono nello stesso Dio, professano la stessa fede in Gesù Cristo unico Salvatore, ci fa sentire davvero un corpo ed un anima sola, “corpo di Cristo e sue membra” (1Cor 12,27): un dono davvero prezioso dello Spirito che arricchisce la nostra vita e la trasforma, perché ci aiuta a comprendere che non siamo una piccola comunità chiusa nel nostro santuario, ma facciamo parte di una realtà immensa. 
E per questa Chiesa una e universale ci impegneremo e lavoreremo quest’anno con le nostre famiglie, negli incontri quindicinali, nelle consuete giornate di ritiro e nei momenti forti, come la festa della Santa Famiglia e la giornata per la vita, in cui siamo più intensamente chiamati a dare “ragione della speranza che è in noi” (1Pt 3,15).   
 Dunque, iniziamo il cammino di questo nuovo anno con l’esortazione di Papa Francesco: “Dovunque andiamo, anche nella più piccola parrocchia, nell’angolo più sperduto di questa terra, c’è l’unica Chiesa; noi siamo a casa, siamo in famiglia, siamo tra fratelli e sorelle. E questo è un grande dono di Dio!  La Chiesa è una sola per tutti… E’ come in una famiglia: si può essere lontani, sparsi per il mondo, ma i legami profondi che uniscono tutti i membri della famiglia rimangono saldi qualunque sia la distanza… Dio ci dona l’unità, ma noi spesso facciamo fatica a viverla. Occorre cercare, costruire la comunione, educare alla comunione, a superare incomprensioni e divisioni, incominciando dalla famiglia, dalle realtà ecclesiali… La nostra unità non è primariamente frutto del nostro consenso, o della democrazia dentro la Chiesa, o del nostro sforzo di andare d’accordo, ma viene da Lui che fa l’unità nella diversità, perché lo Spirito Santo è armonia, sempre fa l'armonia nella Chiesa”. (udienza generale del 25.9.2013)
Auguriamoci davvero che il nostro piccolo gruppo, vivendo l’unità e la comunione al suo interno, contribuisca a realizzare nella Chiesa l’armonia voluta dallo Spirito del Signore, perché “l’unità è il segno di riconoscimento, il ‘biglietto da visita’ della Chiesa nel corso della sua storia universale”. (Papa Benedetto XVI - Omelia di Pentecoste, 23 maggio 2010).
Buon cammino in Cristo
Maria Pia e Antonello

lunedì 16 settembre 2013

"Indebolire la famiglia significa indebolire la persona e la società"

Dalla Prolusione del Card. BAGNASCO 
alla 47ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. 
Torino, 12 settembre 2013.

"L’architettura della famiglia: logica e ricadute sociali"

...Tra i luoghi deteriorati dall'individualismo, laddove sono custodite le fondamenta dell’umanità, c’è la famiglia, ancor prima del sociale e del politico. È diventato perfino uno slogan dire che essa è in crisi, e indicatori severi non mancano al riguardo. La famiglia tuttavia è pure l’antidoto alla stessa crisi...
...la famiglia è una risorsa e non un ostacolo alla modernizzazione, anzi la speranza e, dunque, il futuro.
La domanda che resta alla fine non è quella che risuona frequentemente: “Che mondo lasceremo ai nostri figli?”; ma una più inquietante: “A quali figli lasceremo il mondo?”.
...
Quando, ad esempio, attraverso una decisione politica, vengono giuridicamente equiparate forme di vita in se stesse differenti – come la relazione tra l’uomo e la donna e quella tra due persone dello stesso sesso – si misconosce la specificità della famiglia e se ne preclude l’autentica valorizzazione nel contesto sociale, trattando in modo uguale realtà diverse. Si appiattisce così il concetto di uguaglianza, che non consiste nel dare a tutti la stessa cosa, ma nel dare a ognuno ciò che gli è coerente...
Nei mesi scorsi, il dibattito sulla legge contro l’omofobia ha manifestato con chiarezza questa tendenza. Nessuno discute il crimine e l’odiosità della violenza contro ogni persona, qualunque ne sia il motivo... In ogni caso, per lo stesso senso di civiltà, nessuno dovrebbe discriminare, né tanto meno poter incriminare in alcun modo, chi sostenga pubblicamente ad esempio che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, o che la dimensione sessuata è un fatto di natura e non di cultura.
Il secondo processo che ha gradualmente segnata l’esperienza della famiglia è l’oscuramento della differenza tra le generazioni e, quando in un ambiente non vi è luce, o ci si allontana o ci si scontra. 
...diventa sempre più difficile pensare ad un’origine comune, ciascuno tendendo a vivere il suo segmento di presente come se fosse l’unica cosa che conta, l’unica certezza. ...quello che manca è la percezione di pro-venire da altro e di non essere autosufficienti, auto-fondanti.
Significativamente, nel processo di secolarizzazione, l’essere umano pretende di trasferire su se stesso gli attributi di Dio, dimenticando però il più importante: l’essere di Dio è esserci per gli altri, è generare, è Amore.
Al tema della generazione e dell’origine si collega strettamente quello dell’autorità...
In generale, l’autorità è chiamata ad essere punto di riferimento per gli altri, deve discernere il bene comune, decidere in modo obbligante.
Nessuna autorità è per affermare se stessa, ma sempre e solo per servire gli altri...
Ci vogliono dunque adulti che siano interiormente maturi, che non giochino con il mito dell’eterna giovinezza; che non si pongano in patetica concorrenza con i propri figli; che siano visibilmente lieti della loro età; consapevoli del doversi far carico perché altri si aprano responsabilmente alla loro vita. I genitori – a titolo specialissimo – devono accendere nei figli l’uomo spirituale e morale; devono generare l’uomo del corpo ma anche dell’anima; devono condurre la persona oltre se stessa per introdurla alla realtà intera.
...
Gli anziani sono «importanti nella vita della famiglia per comunicare quel patrimonio di umanità e di fede che è essenziale per ogni società». Invece, non di rado sono trattati come un peso, anziché essere considerati il più grande bagaglio di conoscenze e saggezza.
...A loro volta gli anziani, almeno quelli attivi, rischiano di assimilare una mentalità individualistica, e faticano a fare spazio ai giovani, oppure si ripiegano sulla dimensione privata del consumo, mentre potrebbero ancora mettere a disposizione energie e competenze per il bene comune.
...riannodare i fili del dialogo intergenerazionale è oggi più che mai necessario. L’io si sviluppa non nel chiuso della propria individualità, ma quando si apre all'altro differente da sé. E la famiglia è una preziosa custode delle differenze e della fecondità della loro relazione, della loro alleanza... la famiglia resta lo spazio delle ‘grandi differenze’ che si completano nella reciprocità virtuosa: differenze di età e di sesso, di cultura e di storia. Per questo la famiglia è l’architrave portante di ogni realistico futuro!
Se pensiamo alla nostra famiglia, sentiamo – in un modo o nell'altro – un’onda di calore.
Questo benefico calore cresce quanto più andiamo avanti negli anni, anche quando i nostri genitori sono già in cielo. Forse, anche nelle nostre famiglie ci sono state difficoltà e prove: non sempre tutto è ideale, né dei caratteri né degli affetti. Ciò nonostante, la famiglia ha tenuto duro, ha retto alle inevitabili usure e stanchezze, ad alti e bassi. E noi, figli di ieri e di oggi, abbiamo intuito che su quella realtà, su quel piccolo nucleo, potevamo contare. 
...Non era un nido dove fuggire dal mondo concreto, un mondo virtuale dove ci veniva risparmiata la parola severa, le regole. Al contrario! Era un luogo dove si faceva verità su di noi in modo saggio, dove si dava un nome giusto alle cose, dove si imparava la distinzione tra bene e male, tra doveri e diritti. Un luogo dove la presenza certa del papà e della mamma, e spesso anche dei fratelli, dei nonni e degli zii, ci dava coraggio e forza. E così, dentro a quel grembo accogliente ed esigente, abbiamo imparato ad avere fiducia in noi stessi, negli altri, nella vita. E la fiducia ha generato sicurezza. Abbiamo imparato a non aver paura delle prove, dei dolori, degli insuccessi; ad affrontarli con l’aiuto di Dio e degli altri.
Quel luogo generatore – la famiglia – non era però un nucleo dai confini cangianti e dai tempi incerti, ma definito e permanente, su cui sapevamo di poter contare come su roccia ferma e affidabile. È questa la vera identità e la missione della famiglia che nel nostro Paese, nonostante tutto, rappresenta un punto di riferimento decisivo. Come sappiamo, esistono tendenze che mirano a cambiare il volto della famiglia, rendendola un soggetto plurimo e mobile, senza il sigillo oggettivo del matrimonio. Tra l’altro, rendendo sempre più brevi i tempi del divorzio, lo Stato non favorisce una ulteriore ponderazione su lacerazioni che lasceranno per sempre il segno, specie sui figli anche adulti. Ci chiediamo: i figli non hanno forse diritto a qualunque sacrificio pur di tenere salda e stabile la coppia e la famiglia? Indebolire la famiglia significa indebolire la persona e la società.
Una società che non investe sulla famiglia non investe sul suo futuro e si limita, come spesso dobbiamo costatare, ad affrontare emergenze e allocare risorse senza un chiaro progetto.
...il futuro ha bisogno della famiglia, perché il cammino della vita si apre solo quando si accoglie una relazione reale, cioè concreta e quotidiana. “Accogliendo la persona dell’altro, e specialmente quella dei figli, si accoglie l’avvenire. 
…A loro volta i figli partiranno. Affronteranno le bufere dell’esistenza, le sue tempeste probabilmente, ma lo faranno con tanta maggiore sicurezza se saranno cresciuti in una casa dalle mura e dal tetto solidi, dove avranno provato il gusto e il desiderio di edificare a loro volta”.




S.Em. Card. Angelo BAGNASCO
Arcivescovo di Genova e Presidente della C.E.I.


Testo integrale (link)

giovedì 12 settembre 2013

"La famiglia, speranza e futuro per la società italiana"




 DAL MESSAGGIO 
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA 
47ª SETTIMANA SOCIALE 
DEI CATTOLICI ITALIANI
(Torino, 12-15 settembre 2013)




(...)
La tradizione delle Settimane Sociali in Italia è iniziata nel 1907, e tra i suoi principali promotori vi fu il Beato Giuseppe Toniolo. (...) La figura del Beato Toniolo fa parte di quella luminosa schiera di cattolici laici che, nonostante le difficoltà del loro tempo, vollero e seppero, con l’aiuto di Dio, percorrere strade proficue per lavorare alla ricerca e alla costruzione del bene comune. Con la loro vita e il loro pensiero essi hanno praticato ciò che il Concilio Vaticano II ha poi insegnato a proposito della vocazione e missione dei laici; e il loro esempio costituisce un incoraggiamento sempre valido per i cattolici laici di oggi a cercare a loro volta vie efficaci per la medesima finalità, alla luce del più recente Magistero della Chiesa.
(...)
Le Settimane Sociali sono uno strumento privilegiato attraverso il quale la Chiesa in Italia porta il proprio contributo per la ricerca del bene comune del Paese. Questo compito, che è di tutta la comunità nelle sue diverse articolazioni, appartiene, come già ricordavamo, in modo specifico ai laici e alla loro responsabilità.
(...)
Il tema di questa Settimana Sociale è "La famiglia, speranza e futuro per la società italiana". Esprimo tutto il mio apprezzamento per questa scelta, e per aver associato alla famiglia l’idea di speranza e di futuro. E’ proprio così! Ma per la comunità cristiana la famiglia è ben più che "tema": è vita, è tessuto quotidiano, è cammino di generazioni che si trasmettono la fede insieme con l’amore e con i valori morali fondamentali, è solidarietà concreta, fatica, pazienza, e anche progetto, speranza, futuro. Tutto questo, che la comunità cristiana vive nella luce della fede, della speranza e della carità, non è mai tenuto per sé, ma diventa ogni giorno lievito nella pasta dell’intera società, per il suo maggior bene comune.
Speranza e futuro presuppongono memoria. La memoria dei nostri anziani è il sostegno per andare avanti nel cammino. Il futuro della società, e in concreto della società italiana, è radicato negli anziani e nei giovani: questi, perché hanno la forza e l’età per portare avanti la storia; quelli, perché sono la memoria viva. Un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa.
(...)
Anzitutto come Chiesa offriamo una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, inoltre, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Infine, vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta. Le conseguenze, positive o negative, delle scelte di carattere culturale, anzitutto, e politico riguardanti la famiglia toccano i diversi ambiti della vita di una società e di un Paese: dal problema demografico – che è grave per tutto il continente europeo e in modo particolare per l’Italia – alle altre questioni relative al lavoro e all'economia in generale, alla crescita dei figli, fino a quelle che riguardano la stessa visione antropologica che è alla base della nostra civiltà (cfr Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 44).
(...)
Queste riflessioni non interessano solamente i credenti ma tutte le persone di buona volontà, tutti coloro che hanno a cuore il bene comune del Paese, proprio come avviene per i problemi dell’ecologia ambientale, che può molto aiutare a comprendere quelli dell’"ecologia umana" (cfr Id, Discorso al Bundestag, Berlino, 22 settembre 2011). La famiglia è scuola privilegiata di generosità, di condivisione, di responsabilità, scuola che educa a superare una certa mentalità individualistica che si è fatta strada nelle nostre società. Sostenere e promuovere le famiglie, valorizzandone il ruolo fondamentale e centrale, è operare per uno sviluppo equo e solidale.
Non possiamo ignorare la sofferenza di tante famiglie, dovuta alla mancanza di lavoro, al problema della casa, alla impossibilità pratica di attuare liberamente le proprie scelte educative; la sofferenza dovuta anche ai conflitti interni alle famiglie stesse, ai fallimenti dell’esperienza coniugale e familiare, alla violenza che purtroppo si annida e fa danni anche all'interno delle nostre case. A tutti dobbiamo e vogliamo essere particolarmente vicini, con rispetto e con vero senso di fraternità e di solidarietà. Vogliamo però soprattutto ricordare la testimonianza semplice, ma bella e coraggiosa di tantissime famiglie, che vivono l’esperienza del matrimonio e dell’essere genitori con gioia, illuminati e sostenuti dalla grazia del Signore, senza paura di affrontare anche i momenti della croce che, vissuta in unione con quella del Signore, non impedisce il cammino dell’amore, ma anzi può renderlo più forte e più completo.
Possa questa Settimana Sociale contribuire in modo efficace a mettere in evidenza il legame che unisce il bene comune alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, al di là di pregiudizi e ideologie. Si tratta di un debito di speranza che tutti hanno nei confronti del Paese, in modo particolare dei giovani, ai quali occorre offrire speranza per il futuro. 
FRANCESCO

giovedì 5 settembre 2013

7 settembre: giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria e nel mondo


A tutte le famiglie

Carissimi,
l’invito di Papa Francesco a una giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Siria e in tutte le nazioni toccate dal dramma della guerra chiede di essere accolto con grande serietà e impegno da tutti noi.

Le immagini che hanno fatto il giro del mondo e le continue tragiche notizie interpellano il nostro cuore, la nostra intelligenza, la nostra fede. Per questo motivo vi invito ad accogliere la proposta del Papa e a vivere anche a casa vostra un gesto di digiuno e preghiera.

Cari genitori, non abbiate paura di proporre ai vostri figli un pranzo austero e minimo; sarà l’occasione per spiegare loro cosa sta accadendo nel mondo e come questi fatti terribili non possono lasciarci indifferenti. Insieme alla durezza della cronaca non dimenticate di comunicare la speranza della pace offerta da Gesù risorto che ha riconciliato il mondo non con gesti violenti e vendicativi ma con il dono di sé.

Non dimenticate di invitare i nonni e gli anziani a questo pranzo fatto di poco cibo e molte parole; se qualcuno di loro ha sperimentato momenti di guerra, racconti cosa significa vivere sotto le bombe e nell’incertezza del domani e quale era il senso del loro pregare in quei giorni.

E voi ragazzi e giovani, non lamentatevi se sabato non ci saranno grandi piatti sul tavolo, ma ringraziate i vostri genitori per quello che vi stanno proponendo anzi, esigete da loro spiegazioni e motivi per cui vale la pena continuare ad abitare questa terra segnata troppo spesso da lutti e violenza.

Insieme, a tavola, pregate! Per le famiglie della Siria, per i bambini che muoiono ogni giorno per l’odio e la fame, per i governanti chiamati a trovare soluzioni di pace e non violente. 
La recita di un salmo, la lettura di una pagina evangelica, una decina di Rosario, alcune libere preghiere espresse ad alta voce, un semplice canto; ogni famiglia scelga il modo che più conosce per intercedere, ovvero per mettersi in mezzo tra il mistero del male che segna la nostra storia e il Dio della pace che la sana e la salva.
 Grazie!

Vincenzo Paglia
Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia

Città del Vaticano, 4 settembre 2013

domenica 1 settembre 2013

Famiglia, custode del creato

Vi invitiamo a leggere il messaggio dei Vescovi in occasione dell'ottava Giornata per la custodia del creato (1 settembre 2013).
Ci vengono indicate tre prospettive da sviluppare nelle nostre comunità: la cultura della custodia che si apprende in famiglia si fonda sulla gratuità, sulla reciprocità, sulla riparazione del male.

«La donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta la demolisce con le proprie mani» (Pr 14,1).
Questa antica massima della Scrittura vale per la casa come per il creato, che possiamo custodire e purtroppo anche demolire. Dipende da noi, dalla nostra sapienza scegliere la strada giusta.
Dove imparare tutto ciò? La prima scuola di custodia e di sapienza è la famiglia. Così ha fatto Maria di Nazaret che, con mani d’amore, sapeva impastare «tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata» (Mt 13,33). Così pure Giuseppe, nella sua bottega, insegnava a Gesù ad essere realmente «il figlio del falegname» (Mt 13,55). Da Maria e Giuseppe, Gesù imparò a guardare con stupore ai gigli del campo e agli uccelli del cielo, ad ammirare quel sole che il Padre fa sorgere sui buoni e sui cattivi o la pioggia che scende sui giusti e sugli ingiusti (cfr Mt 5,45).
Perché guardiamo alla famiglia come scuola di custodia del creato? Perché la 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si svolgerà dal 12 al 15 settembre 2013 a Torino, avrà come tema: La famiglia, speranza e futuro per la società italiana. Nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, poi, rileggiamo la costituzione pastorale Gaudium et spes, che alla famigliadefinita «una scuola di umanità più completa e più ricca», dedica una speciale attenzione: essa «è veramente il fondamento della società perché in essa le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa ed a comporre convenientemente i diritti della persona con le altre esigenze nella vita sociale» (n. 52).
In questo cammino ci guida il luminoso magistero di Papa Francesco, che ha esortato più volte, fin dall'inizio del suo pontificato, a «coltivare e custodire il creato: è un’indicazione di Dio data non solo all'inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti… Il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo… Questa “cultura dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione» (Udienza Generale, 5 giugno 2013).
«Come la famiglia può diventare una scuola per la custodia del creato e la pratica di questo
valore?», chiede il Documento preparatorio per la 47ª Settimana Sociale. Come Vescovi che hanno a cuore la pastorale sociale e l’ecumenismo, indichiamo tre prospettive da sviluppare nelle nostre comunità: la cultura della custodia che si apprende in famiglia si fonda, infatti, sulla gratuità, sulla reciprocità, sulla riparazione del male.
Gratuità. La famiglia è maestra della gratuità del dono, che per prima riceve da Dio. Il dono è il suo compito e la sua missione nel mondo. È il suo volto e la sua identità. Solo così le relazioni si fanno autentiche e si innesta un legame di libertà con le persone e le cose.
È una prospettiva che fa cambiare lo sguardo sulle cose. Tutto diventa intessuto di stupore. Da qui sgorga la gratitudine a Dio, che esprimiamo nella preghiera a tavola prima dei pasti, nella gioia della condivisione fraterna, nella cura per la casa, la parsimonia nell'uso dell’acqua, la lotta contro lo spreco, l’impegno a favore del territorio. Viviamo in un giardino, affidato alle nostre mani.
«L’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime e attua la dimensione di trascendenza», ricorda Benedetto XVI nella Caritas in veritate (n. 34), in «una gratuità presente nella sua vita in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza».
Reciprocità. La famiglia ha una importanza decisiva nella costruzione di relazioni buone con le persone, perché in essa si impara il rispetto della diversità. Ogni fratello, infatti, è una persona diversa dall'altra. È in famiglia che la diversità, invece che fonte di invidia e di gelosia, può essere vista fin da piccoli come ricchezza. Già nella differenza sessuale della coppia sponsale che genera la famiglia c’è lo spazio per costruire la comunione nella reciprocità. La purificazione delle competizioni fra il maschile e il femminile fonda la vera ecologia umana. Non l’invidia (cfr Gen 4,3-8), allora, ma la reciprocità, l’unità nella differenza, il riconoscersi l’uno dono per l’altro.
«Questa era la nostra gara – attesta San Gregorio Nazianzeno parlando della sua amicizia con San Basilio Magno – non chi fosse il primo, ma chi permettesse all'altro di esserlo». È la logica della reciprocità che costruisce il tessuto di relazioni positive. Non più avversari, ma collaboratori. In questa visione nasce quello spirito di cooperazione che si fa tessuto vitale per la custodia del creato, in quella logica preziosa che sa intrecciare sussidiarietà e solidarietà, per la costruzione del bene comune.
Riparazione del male. In famiglia si impara anche a riparare il male compiuto da noi stessi e dagli altri, attraverso il perdono, la conversione, il dono di sé. Si apprende l’amore per la verità, il rispetto della legge naturale, la custodia dell’ecologia sociale e umana insieme a quella ambientale. Si impara a condividere l’impegno a “riparare le ferite” che il nostro egoismo dominatore ha inferto alla natura e alla convivenza fraterna. Da qui, dunque, può venire un serio e tenace impegno a riparare i danni provocati dalle catastrofi naturali e a compiere scelte di pace e di rifiuto della violenza e delle sue logiche. È un impegno da condurre avanti insieme, come comunità, famiglia di famiglie. Perché i problemi di una famiglia siano condivisi dalle altre famiglie, attenti a ogni fratello in difficoltà e ogni territorio violato. Con la fantasia della carità.
Un segno forte di questa cultura, appresa in famiglia, sarà infine operare affinché venga custodita la sacralità della domenica. Anche “il profumo della domenica”, infatti, si impara in famiglia. È soprattutto nel giorno del Signore che la famiglia si fa scuola per custodire il creato. Si tratta di una frontiera decisiva, su cui siamo attesi, come famiglie che vivono scelte alternative. La preghiera fatta insieme, la lettura in famiglia della Parola di Dio, l’offerta dei sacrifici fatti con amore rendano profumate di gratuità e di fraternità vera le nostre case.
Roma, 7 giugno 2013
Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù
LA COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE
LA COMMISSIONE EPISCOPALE PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO