"Io penso spesso alle nozze di Cana. Il primo vino è bellissimo: è l’innamoramento. Ma non dura fino alla fine: deve venire un secondo vino, cioè deve fermentare e crescere, maturare. Un amore definitivo che diventi realmente «secondo vino» è più bello, migliore del primo vino. E questo dobbiamo cercare. E qui è importante anche che l’io non sia isolato, l’io e il tu, ma che sia coinvolta anche la comunità della parrocchia, la Chiesa, gli amici. La comunione di vita con altri, con famiglie che si appoggiano l’una all’altra, è molto importante e solo così, in questo coinvolgimento della comunità, degli amici, della Chiesa, della fede, di Dio stesso, cresce un vino che va per sempre." (Benedetto XVI alla festa delle testimonianze - VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Milano, 1-3 giugno 2012)

domenica 31 marzo 2013

E' risorto!

"Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?
Non è qui è risuscitato!" 
(Lc 24, 5-6)

Portiamo con gioia al mondo l'annuncio della Risurrezione.
Il Cristo vivente porti pace e serenità in tutte le famiglie!
L'Equipe Famiglie 

venerdì 29 marzo 2013

Pensieri....

Cari amici,
eccoci giunti al Triduo Pasquale, culmine del nostro cammino nel mistero della storia della salvezza, dopo aver vissuto una Quaresima particolarmente intensa nella preghiera e nelle emozioni. 
Abbiamo assistito alla rinuncia di un santo Pontefice per il bene della Chiesa e all'elezione del suo successore nella persona, per certi versi “esplosiva”, di Papa Francesco. Abbiamo vissuto una giornata di ritiro molto intensa, meditando sulla sofferenza e pregando che i dolori del mondo siano tutti abbracciati nella Croce di Nostro Signore, che solo dà  senso e riscatto ad ogni dolore. Abbiamo condiviso il lavoro nella carità e l’impegno per l’animazione della Veglia Pasquale nella gioia della nostra amicizia …
La fine del pontificato di Benedetto XVI è stata sancita da una frase lapidaria, che ci ha sconvolti, ma dinanzi alla quale nessuna confutazione è stata possibile, come al solito dinanzi alle sue parole: "Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio…”. 
La coscienza!
Ecco, proprio su questa parola, spesso considerata obsoleta, quasi antiquata nel nostro tempo, vogliamo riflettere in preparazione alla Santa Pasqua. 
Anche perché a Pasqua è tempo di confessioni. Papa Francesco ci ha parlato subito della misericordia di Dio, del suo desiderio instancabile di perdonarci; “siamo noi”, ha detto, “che ci stanchiamo di chiedere perdono”. E questo forse proprio perché non siamo più abituati ad esaminare la nostra coscienza davanti a Dio. E non solo qualche attimo prima di accostarci al sacramento della riconciliazione, ma sempre, dinanzi ad ogni situazione che viviamo, ad ogni contrasto piccolo o grande in cui anche involontariamente veniamo a trovarci: siamo proprio sicuri di essere sempre a posto, di fare sempre la cosa giusta al momento giusto, e che sono gli altri, semmai, a sbagliare nei nostri confronti, a fraintendere le nostre intenzioni, ad agire male?
Non vogliamo rimproverare nessuno, anzi interroghiamo innanzitutto noi stessi. Ma pensiamo davvero che davanti ad una pagina del Vangelo, davanti ad OGNI pagina della Scrittura dobbiamo interrogarci, confrontarci con noi stessi, guardarci dentro e chiederci: il Signore sta parlando proprio a me; in tutta coscienza, in tutta onestà, posso io dire di vivere pienamente quella Parola come cristiano, di corrispondere alla proposta che il Maestro mi sta facendo? E non solo nella nostra vita di fede, ma anche nelle nostre relazioni con gli altri, con tutti (perché le due dimensioni sono inscindibili)! 
Se la nostra risposta è no, è davvero l’ora di cominciare a togliere le travi dai nostri occhi, senza guardare le pagliuzze in quelle degli altri: per cominciare davvero a vivere da cristiani, cioè ad “Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio” (Papa Francesco all'udienza generale del 27 marzo 2013), perché “diventare cristiani è qualcosa di molto semplice, ma anche di profondamente rivoluzionario. Significa compiere una rivoluzione copernicana. Considerare noi stessi non più come il centro attorno a cui devono ruotare gli altri, ma cominciare invece a riconoscere di essere una delle tante creature di Dio che si muovono tutte insieme intorno a Lui, che è il vero centro." (Joseph Ratzinger, "Il senso dell'esistenza cristiana")

BUONA PASQUA DI RESURREZIONE A TUTTI
Maria Pia e Antonello


martedì 19 marzo 2013

Il Custode silenzioso


Cari amici,
la ricorrenza di San Giuseppe, tanto cara a noi capursesi, ci offre l’occasione per contemplare la figura di questo grande santo, che ha vissuto la sua vocazione nel silenzio e nel nascondimento. Nondimeno egli ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della salvezza, come “custode” di Gesù.
La lezione di vita che gli uomini, sposi, mariti e padri, possono trarre dalla sua esperienza è davvero grande, come è possibile scorgere dagli scritti dei Padri della Chiesa e dall’insegnamento di molti pontefici.
Non dovendo svolgere un trattato, ci soffermeremo soltanto su alcune riflessioni offerteci, più recentemente, da Papa Benedetto XVI, nel corso del suo breve ma intensissimo pontificato, ed oggi da Papa Francesco, che stiamo imparando a conoscere e ad amare.
Durante il suo viaggio in Camerun ed Angola, nel marzo 2009, Benedetto XVI, indicandoci l’amore di Giuseppe per Maria, ci insegnò l’amore totale, assoluto e libero: "Egli l’ha amata con quel grande rispetto che è il sigillo dell’amore autentico. San Giuseppe ci insegna che si può amare senza possedere. Contemplandolo, ogni uomo e ogni donna può, con la grazia di Dio, essere portato alla guarigione delle sue ferite affettive a condizione di entrare nel progetto che Dio ha già iniziato a realizzare negli esseri che stanno vicini a Lui, così come Giuseppe è entrato nell'opera della redenzione attraverso la figura di Maria e grazie a ciò che Dio aveva già fatto in lei". Anche nella paternità Giuseppe è modello universale e intramontabile, perché "essere padre è innanzitutto essere servitore della vita e della crescita”.
E’ per questo che "dall’esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato."(Benedetto XVI - Angelus del 19 marzo 2006).
Così come stamane, nella Santa Messa d’inizio pontificato, Papa Francesco ha detto che Giuseppe ha esercitato il suo ruolo di custode e protettore di Maria, di Gesù e del suo corpo mistico, la Chiesa, "con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende … nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio. … Giuseppe è custode perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, … e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri."
Ma cos'è il custodire gli altri? Ad esempio "E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori".
Allora l’invito è per tutti noi genitori ad impegnarci a seguire l’esempio di San Giuseppe, perché nelle nostre famiglie si realizzi l’augurio di Benedetto XVI nell’Angelus del 30 dicembre 2012: 
"Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe".

AUGURI A TUTTI I PAPA’
Maria Pia e Antonello

giovedì 14 marzo 2013

Ripartiamo con la preghiera

"Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze. Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella preghiera e nella carità operosa."
(Ultimo Angelus di Benedetto XVI - 24/2/13)

"Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo."
(Ultimo saluto di Benedetto XVI - Castel Gandolfo 28/2/13)

"E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza."
(Primo saluto di papa Francesco - 13/3/13)

"Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio."
(Omelia alla prima Messa di papa Francesco con i Cardinali - 14/3/13)

Un Pontificato si chiude sotto il segno della preghiera ed un altro se ne apre sotto il segno della preghiera. 
E' un'indicazione precisa ai cristiani: ripartiamo, nell'unità, riscoprendo il valore della preghiera.
La preghiera ci aiuti a superare le incomprensioni e le divisioni, ci aiuti a fare tesoro del passato per proiettarlo nel futuro, ci aiuti ad essere pietre vive, docili all'azione dello Spirito, per costruire l'Edificio Santo di Dio!
Antonello e Maria Pia


mercoledì 13 marzo 2013

Incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo


"E adesso, incominciamo questo cammino: 
Vescovo e popolo. 
Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. 
Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. 
Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. 
Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza."
Papa Francesco


Habemus Papam! FRANCISCUM


"Annuntio vobis gaudium magnum: 
habemus Papam!
Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,
Dominum Georgium Marium,
Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Bergoglio,
qui sibi nomen imposuit FRANCISCUM."



"Fratelli e sorelle buona sera. 
Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un Vescovo a Roma. 
Sembra che i miei fratelli Cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui!"

"Prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito: Benedetto XVI.
Preghiamo tutti insieme per lui perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca."

sabato 9 marzo 2013

Canti per la Veglia Pasquale

Confidando in una partecipazione più intensa alle prove, per "studiare" da casa, ecco i collegamenti ad alcuni canti che utilizzeremo per l'animazione della Veglia Pasquale.

venerdì 8 marzo 2013

...in occasione della giornata internazionale della donna


Simone Baroncia ha pubblicato oggi, sul sito "korazym.org", il seguente articolo, che consigliamo di leggere.

Come Papa Benedetto XVI ha onorato le donne 

In questo giorno si celebra la giornata internazionale della donna; una ricorrenza molto importante per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922. Anche la Chiesa, nonostante molti non prendono in considerazione questo pensiero, ha sempre dato molta importanza alla presenza femminile tantochè papa Benedetto XVI nel 2010 ha dedicato ben 13 catechesi alle figure femminili del medioevo ed al loro pensiero: Ildegarda di Bingen, proclamata dottore della Chiesa dallo stesso papa nel 2012, Chiara di Assisi, Matilde di Hackeborn, Gertrude la Grande, Angela da Foligno, Elisabetta d’Ungheria, Brigida di Svezia, Margherita d’Oingt, Giuliana di Cornillon, Caterina da Siena, Giuliana di Norwich, Veronica Giuliani, Caterina da Bologna.

Il beato papa Giovanni Paolo II nell'enciclica ‘Mulieris dignitatem’ scrisse: “La Chiesa, dunque, rende grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l'amore gratuito di un’altra persona; per le donne che vegliano sull'essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne ‘perfette’ e per le donne ‘deboli’ per tutte:… così come assumono, insieme con l’uomo, una comune responsabilità per le sorti dell’umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso, nel seno dell'ineffabile Trinità”. E lo stesso Concilio Vaticano II nel messaggio finale affermava: “Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. E’ per questo che, in un momento in cui l’umanità conosce una così profonda trasformazione, le donne illuminate dallo spirito evangelico possono tanto operare per aiutare l'umanità a non decadere”.

Nel 2004 il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card Ratzinger, così scriveva nella Lettera ai vescovi sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo: “Tra i valori fondamentali collegati alla vita concreta della donna, vi è ciò che è stato chiamato la sua ‘capacità dell’altro’. Nonostante il fatto che un certo discorso femminista rivendichi le esigenze ‘per se stessa’, la donna conserva l’intuizione profonda che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell'altro, alla sua crescita, alla sua protezione. Questa intuizione è collegata alla sua capacità fisica di dare la vita. Vissuta o potenziale, tale capacità è una realtà che struttura la personalità femminile in profondità. Le consente di acquisire molto presto maturità, senso della gravità della vita e delle responsabilità che essa implica. Sviluppa in lei il senso ed il rispetto del concreto, che si oppone ad astrazioni spesso letali per l'esistenza degli individui e della società. E’ essa, infine, che, anche nelle situazioni più disperate, e la storia passata e presente ne è testimone, possiede una capacità unica di resistere nelle avversità, di rendere la vita ancora possibile pur in situazioni estreme, di conservare un senso tenace del futuro e, da ultimo, di ricordare con le lacrime il prezzo di ogni vita umana”.

In base a tale assunto il card. Ratzinger chiedeva precise tutele per la donna nel mondo del lavoro ed il riconoscimento per quello svolto all'interno della famiglia: “Il problema non è solo giuridico, economico ed organizzativo; è innanzitutto un problema di mentalità, di cultura e di rispetto. Si richiede, infatti, una giusta valorizzazione del lavoro svolto dalla donna nella famiglia. In tal modo le donne che liberamente lo desiderano potranno dedicare la totalità del loro tempo al lavoro domestico, senza essere socialmente stigmatizzate ed economicamente penalizzate, mentre quelle che desiderano svolgere anche altri lavori potranno farlo con orari adeguati, senza essere messe di fronte all'alternativa di mortificare la loro vita familiare oppure di subire una situazione abituale di stress che non favorisce né l’equilibrio personale né l’armonia familiare… E’ opportuno comunque ricordare che i valori femminili, ora richiamati, sono innanzitutto valori umani: la condizione umana, dell’uomo e della donna, creati ad immagine di Dio, è una e indivisibile… Pertanto la promozione della donna all'interno della società deve essere compresa e voluta come una umanizzazione realizzata attraverso quei valori riscoperti grazie alle donne. Ogni prospettiva che intende proporsi come una lotta dei sessi è solamente un’illusione ed un pericolo: finirebbe in situazioni di segregazione e di competizione tra uomini e donne e promuoverebbe un solipsismo che si alimenta ad una falsa concezione della libertà”.

E ha delineato la sua presenza all'interno della Chiesa: “Per quanto riguarda la Chiesa, il segno della donna è più che mai centrale e fecondo. Ciò dipende dalla identità stessa della Chiesa, che essa riceve da Dio ed accoglie nella fede. E’ questa identità ‘mistica’, profonda, essenziale, che occorre tenere presente nella riflessione circa i rispettivi ruoli dell'uomo e della donna nella Chiesa… Guardare Maria ed imitarla, tuttavia, non significa votare la Chiesa ad una passività ispirata a una concezione superata della femminilità e condannarla a una vulnerabilità pericolosa, in un mondo in cui ciò che conta è soprattutto il dominio e il potere. In realtà la via di Cristo non è né quella del dominio, né quella del potere come viene inteso dal mondo. Dal Figlio di Dio si può imparare che questa ‘passività’ è in realtà la via dell'amore, è un potere regale che sconfigge ogni violenza, è ‘passione’ che salva il mondo dal peccato e dalla morte e ricrea l'umanità. Affidando l'apostolo Giovanni a sua Madre, il Crocifisso invita la sua Chiesa ad imparare da Maria il segreto dell'amore che trionfa”.
Simone Baroncia - www.korazym.org



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martedì 5 marzo 2013

Ricordi di un Pontificato


Nel ritiro di Quaresima del 3 marzo abbiamo ricordato la figura del grande Benedetto XVI leggendo cinque brani collegati ad altrettanti momenti del suo pontificato. E' stata la nostra preghiera di ringraziamento al Signore per averci donato un grande Pastore e, allo stesso tempo, è stata la nostra invocazione allo Spirito perché scelga un nuova coraggiosa guida per gli umili operai della sua Vigna.

«UMILE LAVORATORE»
“Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria Sua Santissima Madre starà dalla nostra parte”.

LA 1ª ENCICLICA «DEUS CARITAS EST»
“Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento. Entrambi vivono dell’amore proveniente da Dio che ci ha amati per primo. Così non si tratta di un comandamento che dall'esterno ci impone l’impossibile, bensì di un’esperienza d’amore donata dall'interno  un amore che, per sua natura, deve essere partecipato ad altri. L’amore cresce attraverso l’amore. L’amore non può fermarsi all'eros, né alla filìa, cioè all'amicizia o alla solidarietà, se no non regge, ha bisogno della gratuità del dono”.

«IN PREGHIERA CON I GIOVANI»
“Cari giovani, non abbiate paura di mettere in gioco la vostra vita facendo spazio a Gesù Cristo e al suo Vangelo: è la strada per avere la pace e la vera felicità nell'intimo di voi stessi, è la strada per la vera realizzazione della nostra esistenza di figli di Dio, creati a sua immagine e somiglianza... cercate la gioia nel Signore: la gioia è frutto della fede, è riconoscere ogni giorno la sua presenza, la sua amicizia... Cari amici, la gioia è intimamente legata all'amore  sono due frutti inseparabili dello Spirito Santo. L’amore produce gioia e la gioia è una forma di amore... Per entrare nella gioia dell’amore, siamo chiamati ad essere generosi, e non accontentarci di dare il minimo, ma di impegnarci a fondo nella vita, con un’attenzione particolare ai più bisognosi... Impegnatevi a studiare con serietà; coltivate i vostri talenti e metteteli fin d’ora al servizio del prossimo... che tutta la vostra vita sia guidata dallo spirito di servizio e non dalla ricerca del potere del successo materiale e del denaro... La felicità che cercate ha un nome, un volto: quello di Gesù di Nazareth.”

«GIORNATE MONDIALI CON LE FAMIGLIE»
“La famiglia fondata sul matrimonio è la prima scuola di formazione e di crescita sociale, morale e spirituale; della verità e all'amore di Dio. Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la paternità e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano. In questo privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell'amore autentico, quello che viene da Dio e unisce a Lui e proprio per questo “ci trasforma in un Noi che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine Dio sia tutto in tutti”.

«LE DIMISSIONI: GESTO CORAGGIOSO PER IL BENE DELLA CHIESA»
“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale deve essere compiuto non solo con le opere e le parole, ma non meno soffrendo e pregando...per governare la barca di Pietro ed annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito... Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la santa Chiesa di Dio... Dio mi chiama a salire sul monte per dedicarmi di più alla preghiera e alla meditazione, ma questo non significa abbandonare la Chiesa!”


sabato 2 marzo 2013

Preparazione al ritiro di Quaresima - 3 marzo 2013


Dal messaggio di Papa Benedetto XVI per la Quaresima 2013

Credere nella carità suscita carità
«Abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16)

"...Risulta chiaro che non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità. Queste due virtù teologali sono intimamente unite ed è fuorviante vedere tra di esse un contrasto o una «dialettica». Da un lato, infatti, è limitante l'atteggiamento di chi mette in modo così forte l'accento sulla priorità e la decisività della fede da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carità e ridurre questa a generico umanitarismo. Dall'altro però, è altrettanto limitante sostenere un’esagerata supremazia della carità e della sua operosità, pensando che le opere sostituiscano la fede. Per una sana vita spirituale è necessario rifuggire sia dal fideismo che dall'attivismo moralista.

L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l'amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. Nella Sacra Scrittura vediamo come lo zelo degli Apostoli per l’annuncio del Vangelo che suscita la fede è strettamente legato alla premura caritatevole riguardo al servizio verso i poveri (cfr At 6,1-4). Nella Chiesa, contemplazione e azione, simboleggiate in certo qual modo dalle figure evangeliche delle sorelle Maria e Marta, devono coesistere e integrarsi (cfr Lc 10,38-42). La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede (cfr Catechesi all’Udienza generale del 25 aprile 2012). Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine «carità» alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il «servizio della Parola». Non v'è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l'evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell'Enciclica Populorum progressio, è l'annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr n. 16). E’ la verità originaria dell’amore di Dio per noi, vissuta e annunciata, che apre la nostra esistenza ad accogliere questo amore e rende possibile lo sviluppo integrale dell’umanità e di ogni uomo (cfr Enc. Caritas in veritate, 8).

In sostanza, tutto parte dall'Amore e tende all'Amore. L'amore gratuito di Dio ci è reso noto mediante l'annuncio del Vangelo. Se lo accogliamo con fede, riceviamo quel primo ed indispensabile contatto col divino capace di farci «innamorare dell'Amore», per poi dimorare e crescere in questo Amore e comunicarlo con gioia agli altri.

... La Quaresima ci invita proprio, con le tradizionali indicazioni per la vita cristiana, ad alimentare la fede attraverso un ascolto più attento e prolungato della Parola di Dio e la partecipazione ai Sacramenti, e, nello stesso tempo, a crescere nella carità, nell'amore verso Dio e verso il prossimo, anche attraverso le indicazioni concrete del digiuno, della penitenza e dell’elemosina."

Messaggio integrale (link)